La squadra dei conduttori di Sanremo è pronta per salire sul palco. Ad affiancare il direttore artistico Claudio Baglioni ci saranno la showgirl Michelle Hunziker, che si è aggiudicata un cachet di 400 euro per cinque serate e l'attore Pierfrancesco Favino. Un ruolo insolito per Favino, attore che alterna ruoli brillanti a ruoli drammatici. Classe 1969, Favino è uno dei pochi attori italiani amati e riconosciuti da pubblico e critica anche all'estero. Di origini pugliesi, ha avuto tra i suoi maestri Luca Ronconi e Orazio Costa. Non solo attore: è anche direttore e insegnante presso la Scuola di Formazione del Mestiere dell'Attore "L'Oltrarno" di Firenze. Nato a Roma il 24 agosto 1969, 1,80 centimetri di altezza per 80 chili di peso, dopo aver studiato all'accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico ha esordito 1991 con il film Una questione privata, tratto dall'omonimo romanzo di Beppe Fenoglio e diretto da Alberto Negrin. L'approdo sul grande schermo avviene invece nel 1995 con il film Pugili di Lino Capolicchio. Il protagonista di 'Moglie e Marito' è legato dal 2003 alla collega Anna Ferzetti, dalla quale ha avuto due bambine. Anna è figlia di Gabriele Ferzetti, uno degli attori più in voga negli anni Cinquanta e Sessanta.
''Ho conosciuto Anna a casa di un amico, durante una festa. Abbiamo ballato tutta la sera, - ha detto - io adoro ballare. E da lì, piano piano abbiamo costruito la nostra vita''. ''Abbiamo una vita normale, più di quanto si possa immaginare. Facciamo quello che fanno tutti: paghiamo le bollette, facciamo la spesa, accompagniamo le nostre figlie a scuola''. Di recente hanno recitato insieme a teatro in Servo per due. Favino è uno dei fondatori dell'Actor's Center di Roma. Si è aggiudicato due David di Donatello come miglior attore non protagonista per Romanzo criminale e Romanzo di una strage.Tra i suoi ultimi film Suburra (2015), Le confessioni (2016) e Moglie e marito (2017). ''Non avrei mai immaginato di presentare il Festival. - ha raccontato a Vanity Fair - Un mio amico mi ha chiamato e continuava a dirmi: 'Non ci posso credere!'. Era uno di quelli con cui facevo i gruppi d'ascolto. Li abbiamo fatti tutti, no? Ci si trova a casa di uno o dell'altro, si ascoltano le canzoni, si parla malissimo di tutti, si scrivono dei fogliettini con il nome del vincitore e si scommette qualcosa… Io ho azzeccato solo una volta, Riccardo Cocciante che cantava Se stiamo insieme. Ma fu un imbroglio: avevo cambiato il mio bigliettino all'ultimo momento, quando già sapevo della vittoria''.
Di Sanremo dice che è ''lo specchio del Paese… e anche un rito famigliare, io per esempio conoscevo molto più i nomi dei cantanti che quelli dei calciatori, è un'istituzione popolare, e non è una parolaccia. È anche il 'si guarda ma non si dice' degli pseudo intellettuali… Io sono pop, non sono Umberto Eco e si vede. Non sono un uomo particolarmente colto. Sono quello che alle cene faceva ridere… Per me non c'è nessun contrasto tra il teatro, il cinema e Sanremo… Credo che ci sia una grande frattura, tra il cinema e la gente, e lo dicono anche i numeri. Però non è sempre stato così, io mi ricordo Mastroianni e Tognazzi che facevano le capriole a Studio Uno, ma rimanevano le grandissime star che erano… L'Ariston è il posto dove posso dire: io sono questo, anche questo''.