C’è chi porta già impresso sulla propria pelle il segno di un attacco subito e chi teme la loro apparizione mentre aspetta di fare il primo tuffo in acqua: ogni anno, comunque, sappiamo che le nostre vacanze in spiaggia o in barca potrebbero essere temporaneamente funestate dalla indesiderata presenza delle meduse. Eppure queste affascinanti creature, tanto belle quanto insidiose, hanno molto da raccontarci: una storia evolutiva singolare ed un futuro dagli sviluppi imprevisti che potrebbe funzionare da termometro per misurare la febbre del nostro Pianeta. Scopriamo, quindi, qualcosa di più sulle meduse.
Antichità Bizzarre e colorate, talvolta dalle dimensioni impressionanti, presenti lungo le zone costiere come in mare aperto, nelle profondità oceaniche così come in riva alle spiagge, le meduse vagano nei nostri mari da un arco di tempo lunghissimo che va da 500 a 700 milioni di anni fa: questo ne fa le creature più antiche non soltanto del mare, ma anche di tutte le terre emerse del nostro Pianeta. All’epoca si evolsero nella forma che ci è nota: da allora, infatti, sono rimaste per lo più immutate, segno che 600 milioni di anni di selezione naturale per esse sono stati praticamente superflui, dal momento che il loro organismo aveva già raggiunto un assetto funzionale perfetto. Quando, circa 530 milioni di anni fa, con l’esplosione cambriana comparvero la maggior parte degli antenati delle creature che conosciamo oggi, le meduse erano più o meno già così: quindi, la prossima volta che ne vediamo una, ricordiamoci di portare rispetto per la sua ragguardevole età.
Immortalità Appartenenti al phylum degli Cnidari,o Celenterati, le meduse si manifestano in centinaia di specie diverse: tra queste una in particolare, nome scientifico Turritopsis nutricula, possiede una caratteristica degna di nota. Normalmente lo stadio di medusa caratterizza un ciclo vitale che giunge a conclusione con la riproduzione sessuata e porta alla formazione di un polipo, ossia una sorta di stato ridotto che successivamente evolverà in medusa. Turritopsis nutricula, però, fa eccezione poiché sembrerebbe essere l’unico animale conosciuto alla scienza in grado di tornare alla fase sessualmente immatura, dopo aver raggiunto la maturità: tale processo è stato osservato in laboratorio non più di dieci anni fa ed ha comprensibilmente stupito i biologi. Il processo che porta le cellule di questa medusa a regredire ad una fase dalla quale possono nuovamente moltiplicarsi e differenziarsi, tuttavia, non è stato documentato in natura, a causa delle difficoltà intrinseche ad un’operazione del genere. Di fatto, tale meccanismo potrebbe anche ripetersi all’infinito ma, al riguardo, gli studiosi non hanno certezza: Turritopsis nutricula resta, quindi, ancora una delle creature più affascinanti e misteriose tra quelle note agli uomini.
Perché ci attaccano? Bellissime ma insidiose: perché le meduse “pungono”? Cominciamo col dire che, nonostante tale forma linguistica prevalga nella parlata comune, queste creature non pungono, non pizzicano né tanto meno mordono: la sgradevole, e spesso dolorosa, sensazione che proviamo quando incappiamo in esse è originata esclusivamente dal contatto con i loro tentacoli e, più in particolare, con le cellule che li rivestono. Quando tali cellule “sentono” il corpo estraneo che le sta sfiorando attivano immediatamente un meccanismo di difesa basato su filamenti urticanti che vengono proiettati esternamente, verso la superficie individuata come “nemica”: attraverso tali filamenti le meduse inoculano il proprio veleno urticante che uccide le prede o, eventualmente, funziona per difenderle dagli attacchi. La sostanza rilasciata ha effetto paralizzante ed infiammatorio. Per gli uomini, il contatto con tale veleno si traduce in dolore e bruciore, infiammazione, eritema, vescicole e gonfiore: sempre ammesso che la medusa in questione non appartenga alla specie Chironex fleckeri.
Chironex fleckeri, foto di Guido Gautsch, via Wikipedia
Considerata una delle creature più velenose al mondo, questo particolare tipo di cubomedusa possiede tentacoli che possono allungarsi fino a raggiungere i tre metri durante la fase di “attacco”: il contatto di un essere umano con questi provoca la morte nel giro di pochi minuti del malcapitato, dopo spasmi muscolari dolorosissimi che si concludono con la paralisi polmonare e l’arresto cardiaco. Se vi state già spaventando e state pensando di rimandare il mare, comunque, possiamo rassicurarvi: le acque che la ospitano si trovano tra l’Australia e il Sud-est asiatico.
Sempre più numerose: un mare di meduse? Durante gli ultimi anni, gli Oceani come il Mar Mediterraneo hanno assistito ad un notevole incremento della popolazione delle meduse: un fenomeno che è stato documentato dai biologi e che costituisce una conseguenza indiretta dell’impatto antropico sull’intero ecosistema marino. Per quanto riguarda le ragioni di tale aumento, in linea di massima gli studiosi hanno identificato due cause principali che possono essere così sintetizzate: da una parte l’innalzarsi della temperatura media delle acque che ne starebbe favorendo la riproduzione; dall’altra la sparizione degli animali che, normalmente, predavano tali creature.
Le meduse sono degli organismi relativamente semplici, quindi in grado di adattarsi facilmente all’inquinamento e alle sue conseguenze come l’acidificazione degli Oceani (causata dall’incremento delle concentrazioni di anidride carbonica assorbita dall’atmosfera) o l’aumento di temperatura: certamente per esse è più facile reagire agli stravolgimenti in atto del mare, rispetto a quanto accade per i più complessi pesci, il che le sta immensamente aiutando negli ultimi decenni. Oltretutto, temperature più elevate sembrerebbero favorirne, in molti casi, il ciclo riproduttivo. L’altra ragione individuata dagli studiosi risiederebbe nel sovra-sfruttamento degli stock ittici: la pesca sempre più intensiva portata avanti dagli esseri umani, talvolta con tecniche moderne che non lasciano scampo neanche agli esemplari più piccoli annullando quindi di fatto la possibilità di un ricambio generazionale, sta causando anche una forte contrazione nella popolazione di quei pesci che, un tempo, predavano le meduse. La conseguenza è che attualmente le meduse possono proliferare con più facilità di quanto accadeva prima e trovano sempre meno ostacoli alla propria capillare diffusione nelle nostre acque come in quelle oceaniche.
In tutto e per tutto, il fenomeno dell’aumento delle meduse nei mari costituisce una conseguenza evidente del cambiamento climatico così come dell’impatto dell’uomo su un ecosistema naturale che vede i propri equilibri alterarsi progressivamente di più, con effetti che ancora non è possibile prevedere sulla lunga durata.
Cibo per uomini D’altronde non bisogna dimenticare che c’è chi potrebbe gioire alla notizia dell’aumento delle meduse o, quanto meno, fare tesoro di questo fenomeno: in alcuni Paesi come il Giappone, la Corea e la Cina, infatti, le meduse essiccate sono considerate un’autentica prelibatezza e, ultimamente, la moda di nutrirsi di questi gelatinosi animaletti si sta sempre più diffondendo. Non tutte le specie sono preferite per l’alimentazione, chiaramente, bensì circa una dozzina tra le oltre 90 che compongono l’ordine delle Rhizostomeae, raccolte principalmente nei mari asiatici. Servite spesso come antipasto, vengono condite con aceto o salsa di soia oppure a mo’ di insalata assieme a dei vegetali: l’idea vi tenta? Se ci pensate bene, comunque, meglio averle nel piatto che accanto a voi mentre nuotate.
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