La Corte del Tribunale di Grossetto, presieduta dal giudice Giovanni Puliatti, ha emesso la sentenza nei confronti dell’ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, per il naufragio del 13 gennaio 2012. Schettino è stato condannato a 16 anni di reclusione e un mese di arresto. Al momento della lettura della sentenza, l’imputato non era in aula.
Stamattina, Schettino aveva rilasciato tra le lacrime alcune dichiarazioni spontanee: “È stato detto che non mi sono assunto le responsabilità. Non è vero. Non si è capito che il 13 gennaio del 2012 sono morto anche io in parte. A poche ore dalla sentenza, è innegabile l’intenzione di concludere un disegno iniziato tre anni fa, che vede ricadere ogni responsabilità di questo incidente sulla mia persona senza alcun rispetto della verità, della comprensione dell’accaduto e, soprattutto, della memoria delle vittime”.
Durissime erano state le richieste del pm Maria Navarro al processo per il naufragio della Costa Concordia, la quale ha chiesto per Schettino 26 anni e tre mesi di reclusione, nonché l’arresto per evitare “il pericolo di fuga nelle more del processo”, in quanto – ha sostenuto l’accusa – l’uomo possiede una casa in Svizzera e non manca di avere rapporti di conoscenza e amicizia all’estero. I rappresentanti della pubblica accusa definirono Schettino un cumulo della “figura dell’incauto ottimista e quella dell’abile idiota, producendo quella dell’incauto idiota”.
Il pm Stefano Pizza nello specifico sostenne che Schettino “si sente bravo e invece provoca una situazione di pericolo e un danno” e “che somma all’ottimismo la sopravvalutazione delle proprie capacità convivono benissimo in Schettino, quasi fosse bicefalo, tanto che per lui possiamo coniare il profilo dell’incauto idiota”. Quindi concluse: “Che Dio abbia pietà di Schettino perché noi non possiamo averne alcuna”.