Si stanno diffondendo con preoccupante frequenza truffe che sfruttano la predisposizione a “socializzare” senza prudenza sui social network. Veri e propri ricatti che si concludono con estorsioni di 100 o 200 euro o con famiglie distrutte.
LA RICHIESTA DI AMICIZIA – Di solito tutto ha inizio con un’innocente richiesta d’amicizia suSkype o su Facebook. Lei nella sua foto profilo è decisamente carina e lui, lo sventurato, solitamente risponde. Se il contatto tra i due ha inizio su Skype, dopo un po’ di divertente conversazione, lei chiede: “non è che per caso hai anche Facebook?”. Lui non se lo fa dire due volte e, nel caso non l’avesse già aggiunta, lo fa di corsa. Attenzione! È proprio in questo modo che lei ha accesso a tutti i contatti di lui. La conversazione continua, si fa più confidenziale. Più maliziosa. I toni diventano decisamente intriganti e lei, per mostrare che no, non lo sta prendendo in giro, che è sincera, gli manda una cosa molto personale: un suo video hard. Solitamente il filmato riprende un atto di autoerotismo. Lui è esaltato, pensa di aver fatto bingo. E per dimostrarle che anche lei può fidarsi, si riprende con la webcam mentre fa la stessa cosa. Peccato che lei gli avesse girato un comunissimo filmato p***o scaricato da internet. E peccato anche che nel frattempo stia registrando tutta la conversazione, video incluso.
IL RICATTO – “È a questo punto – rivela l’ispettore capo della Polizia postale del Trentino Alto Adige, Renzo Ferrai, a Il Fatto Quotidiano – che scatta l’estorsione”. O lui paga 100-200 euro, oppure lei carica il video su Youtube e lo condivide con la fidanzata, i parenti e gli amici. Solo nell’ultima settimana, nelle zone di Trento e Bolzano, sono arrivate una ventina di segnalazioni. Ma la truffa ha preso campo un po’ in tutta Italia.
LE VITTIME – Un’estorsione dall’importo ridotto ma che, spiega Ferrai, “gioca sui grandi numeri perché probabilmente i tentativi sono centinaia ogni giorno”. E nella rete finiscono vittime di tutte le età: 14enni in piena tempesta ormonale così come mariti 60enni annoiati.
COME DIFENDERSI – La procedura da avviare se si è rimasti vittime di questa truffa è piuttosto lunga: si avverte la polizia postale e si fa partire la querela. Poi si avvia il procedimento penale. A quel punto il magistrato deve chiedere a Facebook i dati relativi al contatto e attendere la decisione del social network. Alla fine si riesce a rimuovere i video ma, nel frattempo, saranno già stati visti da tutti. La soluzione più sicura per evitare tutto questo? È quella più semplice: fare attenzione alle richieste di amicizia!
fonte: nonsonocurioso.it