FRANCESCO FACCHINETTI E' MALATO. LA CONFESSIONE SHOCK



La sua carriera va forte. Con X Factor è stato consacrato tra i presentatori televisivi più amati dai giovani. Lui sprizza energia e simpatia senza soluzione di continuità. Ma non è stato facile per Francesco Facchinetti, ex Dj Francesco, arrivare dove è arrivato.

E non solo per la diffidenza che in genere circonda i figli d'arte (papà è Roby Facchinetti dei Pooh). L'altra montagna che ha dovuto scalare è la dislessia. «Già quando avevo poco più di tre anni mia madre ha cominciato a capire che c'era qualcosa che non andava — racconta Francesco —. Per prima cosa ero un iperattivo. Un angioletto con il caschetto biondo e gli occhi azzurri che però ne combinava di tutti i colori.

Mi chiamavano Attila, flagello di Dio. Nelle case dei parenti e degli amici tremavano quando arrivavo, rompevo tutto, facevo disastri. In verità ero molto timido perché avevo una grande difficoltà nel parlare e, più tardi a scuola, mi sono accorto di non riuscire a leggere e a scrivere se non con grande fatica. La dislessia me la porto dietro da allora». Ancora oggi Francesco Facchinetti deve preparare i programmi che conduce con molta cura e molta pazienza. Ci vuole tempo e tenacia. «Imparo a scandire le parole — continua — per dire una frase semplice come: "Benvenuti a questo programma", ci ho messo un mese. Ho dovuto studiare dizione, perché mi mangiavo metà delle lettere.

Leggere dal gobbo o dai tabelloni è troppo complicato per me». Da piccolo Francesco aveva anche un occhio pigro e ha quindi dovuto portare il tampone per anni. «Immaginatevi andare in giro con il tampone, parlare male, non leggere e scrivere come gli altri, in più la timidezza. È stata una bella battaglia». Che però il presentatore è riuscito a vincere con una grande forza di volontà. E con l'aiuto della famiglia. «Mia madre si è accorta che ero dislessico ma a quell'epoca non si sapeva come muoversi, quali terapie fare, per cui io non ho fatto nulla. Non ho mai neanche ricevuto una diagnosi. Papà che mi diceva? Lui nulla, per un po' con papà non ho avuto un rapporto eccezionale, per fortuna mamma mi è sempre stata molto vicina, mi ha spinto a lavorare su me stesso, a tirar fuori la grinta».

A scuola naturalmente Francesco se l'è cavata non senza difficoltà. «Facevo il minimo indispensabile, ma devo dire che per molto tempo ho pensato che era colpa mia, che non mi piaceva studiare. Forse, se avessi potuto domare meglio la dislessia sarei riuscito di più anche a scuola. Così ho fatto leva su altre qualità. Ho sviluppato la furbizia. Quando non riuscivo a leggere cercavo di inventare, aggiravo gli ostacoli e così sono andato avanti e ho preso il diploma di geometra, dopo aver tentato per tre anni lo scientifico. La furbizia mi ha aiutato anche nella vita professionale, sul palco, io cerco di non farmi prendere dal panico, mi sforzo di vincere l'angoscia delle cose da dire e di come le dico, o delle cose da leggere». Di come ha fatto ad affrontare le sue difficoltà Francesco Facchinetti lo racconta anche nel suo libro autobiografico «Quello che non ti aspetti». Per esempio, il bullismo. A volte accade che un bambino dislessico, per reagire a quella insicurezza dovuta al sentirsi inferiore agli altri, si trasformi in un aguzzino. «Sono stato un po' bullo anch'io — dice Francesco —. Fare il duro mi aiutava a non soccombere. Ma poi ho capito che sbagliavo. Ho voluto parlare della mia dislessia perché mi accorgo che ci sono ancora tanti pregiudizi. Persino i comici usano la parola dislessico come per dire uno un po' tonto. Beh, non è così, il quoziente di intelligenza di un dislessico è pari o superiore a quello di un ragazzo normolettore.

E poi dobbiamo smetterla di pensare che il "difetto" sia solo un ostacolo, una macchia, qualcosa di negativo e di cui vergognarsi. Invece il difetto ti rende unico, speciale, la forza di volontà può aiutarti. Del resto, i grandi supereroi dei fumetti non nascono tutti da un difetto iniziale che si trasforma poi in un punto di forza?».




Fonte: corriere.it
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