"Assassino", diceva con disprezzo a Benigni in "Johnny Stecchino" dal palco di un teatro. "Binirittu", chiamava con la sua vocina il compagno di scena di sempre nel "Pozzo dei pazzi". Gaspare Cucinella, l'altra metà di Franco Scaldati, è morto oggi a 92 anni. Era una maschera del teatro palermitano proprio grazie al sodalizio con l'amico drammaturgo. Amicizia ruvida, come confessò a Franco Maresco nel film omaggio a Scaldati "Gli uomini di questa città io non li conosco", un rapporto che in scena sbordava in fuochi di fila di insulti e sputi: memorabile il botta e risposta, anche salivare, nel "Pozzo dei pazzi", spettacolo che segnò la stagione migliore del teatro d'autore palermitano.
Scaldati lo volle con sè in tutti suoi spettacoli-simbolo, da "Lucio" a "Totò e Vicè": assieme formarono una coppia rodatissima, sulla quale poggiava il teatro del "Sarto", imperniato sempre sulle coppie: due attori-maschere che incarnavano l'anima più profonda dei testi di Scaldati e degi umori di Palermo. E al fianco dell'inseparabile Scaldati recitò anche nel video che Gian Mauro Costa e Diego Bonsangue girarono ispirandosi ad "Assassina", "Zampe".
Impiegato alle Poste, e originario di Cinisi, Cucinella conobbe Peppino Impastato: "Era un grande amico - disse - mi invitava in radio e io improvvisavo davanti il microfono". Fu proprio Impastato a portare "Il pozzo dei pazzi" in scena a Cinisi. Cucinella raccontò che, era il 1990, quando seppe che Benigni era nei camerini del teatro dove si trovava in tournèe "Il pozzo dei pazzi", tutto poteva immaginare meno che il comico toscano cercasse proprio lui per una parte nel film che doveva girare a Palermo.
Con l'editore Coppola pubblicò "Ballata del teatrante e altre poesie" (edizioni
Coppola) che raccoglie più di trenta componimenti in siciliano, ispirati al mondo che lo circondava, al suo quotidiano e all' immaginario di una vita migliore. Ma a proposito di poesie, ce n'è una che gli volle dedicare l'amico di una vita, Franco Scaldati: "M' arr' icrodi i to' gesti incantati, u to' visu delicatu e buffu, i to' scanti e i chianti misteriosi vision' apparivan' e to' occhi i quali sogn' affioravi".

fonte: p
alermo.repubblica.it