Ha accusato forti dolori al petto ed è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Fazzi di Lecce, a pochi chilometri dal carcere di Borgo San Nicola. Ma per Michele Misseri si è trattato di un falso allarme.Il contadino di Avetrana, al termine delle valutazioni cardiache a cui è stato sottoposto, è stato dimesso dal pronto soccorso del Vito Fazzi di Lecce dov'era stato portato nel tardo pomeriggio per un sospetto infarto e riportato nel carcere di Lecce dove è recluso dal 21 febbraio 2017, giorno in cui è diventata definitiva la condanna a 8 anni per la soppressione del cadavere della nipote Sarah Sc***i, la quindicenne uccisa ad Avetrana il 26 agosto 2010. Ad assassinare la ragazzina furono Cosima Serrano e Sabrina Misseri, moglie e figlia di Michele, condannate all’ergastolo.L’uomo, che per tutti e tre i gradi di giudizio ha continuato a professarsi colpevole del delitto, sta scontando la sua condanna nel penitenziario di Lecce. In cella era stato colto da un malore del quale sono stati immediatamente informati i medici in servizio nel carcere. Dopo una rapida visita era stato deciso di trasportarlo in ospedale a scopo precauzionale, considerato che nell’istituto di pena non ci sono tutte le attrezzature per effettuare gli accertamenti. Misseri è accompagnato da agenti della polizia penitenziaria ed è transitato attraverso il pronto soccorso del Fazzi, come è naturale nei casi di urgenza.Le precauzioni utilizzate dalle forze dell’ordine sono notevoli, anche in virtù dell’evasione dell’ergastolano Fabio Perrone, avvenuta nel dicembre 2015 durante una visita medica nello stesso ospedale. Fino al giorno dell’arresto Misseri ha continuato a ribadire che la moglie e la figlia sono innocenti e che non hanno nulla a che vedere con il brutale omicidio della ragazzina di Avetrana.Per i giudici di Taranto e poi per quelli della Cassazione, invece, Cosima e Sabrina hanno ucciso Sarah a causa di un risentimento personale mentre Michele, insieme col fratello Cosimo (condannato a quattro anni e undici mesi), ha cercato di far sparire il corpo. E’ stato proprio lui - a distanza di poche settimane - a consentire agli investigatori di ritrovare il cadavere.

fonte: bari.repubblica.it