Precarie condizioni fisiche per chi è sovrappeso: ma è il consulente tecnico d’ufficio, nominato dal giudice, a decidere se l’eccesso di chili può portare a una invalidità nel compimento degli atti quotidiani.Anche se non riesce ad allacciarsi le scarpe, ad entrare facilmente in auto, ad alzarsi dal letto senza un sostegno, a lavorare per lunghe ore senza stancarsi, non solo per questo l’obeso può ottenere automaticamente l’assegno di invalidità dell’Inps. Tutto, in verità, dipende da quanto stabilirà il consulente – nominato dal giudice dopo il ricorso dell’interessato – che sarà chiamato a decidere sugli effetti invalidanti che possono avere i chili di troppo. È quanto chiarito dalla Cassazione con una sentenza di stamane.Caso controverso quello della donna di 144 chili: per lei in primo grado il CTU (il perito nominato dal giudice) aveva riconosciuto una invalidità del 71% per via delle sue precarie condizioni fisiche. Valutazione ritenuta insufficiente dall’interessata. Da qui il ricorso in Cassazione.Secondo i giudici della Corte Suprema pesare oltre 100 chili non è, in automatico, una causa di invalidità che dà diritto all’assegno assistenziale dell’Inps. Assegno che, lo ricordiamo, scatta solo se la percentuale di invalidità è compresa tra 74 e 99% e uno stato di bisogno economico.L’obesità è una malattia che comporta complicanze di vario genere: non solo logistiche e di movimento, ma anche respiratorie, cardiache, di pressione, articolari, ecc. In alcuni casi può portare alla depressione. Il tutto comporta una riduzione della capacità lavorativa la cui percentuale però non è fissa, ma va valutata di volta in volta sulla base della gravità della malattia e delle conseguenze che essa comporta. A tal fine è bene verificare attentamente l’indice di massa corporea e far, infine, riferimento – quanto alla percentuale di invalidità – alla «Nuova tabella indicativa delle percentuali d’invalidità per le minorazioni e le malattie invalidanti».
fonte: rimedionaturale.eu