PERCHE' FESTEGGIAMO IL CAPODANNO IL 1° DI GENNAIO ?



Il calendario gregoriano stabilisce l’inizio dell’anno il 1° gennaio e con questa data noi continuiamo a festeggiare il nostro Capodanno: si capisce però come tale data sia frutto di una convenzione, non legata ad alcun preciso momento astronomico.

Perché il primo di gennaio

Nel far principiare l’anno il 1° di gennaio si ricorre a quello che viene chiamato stile moderno o della Circoncisione (riferita naturalmente a quella del Cristo). Ma al momento della riforma di Papa Gregorio XIII, promulgata nel 1582 per rimediare ad alcune imprecisioni del calendario giuliano, diversi erano gli stili seguiti per segnare l’inizio dell’anno: nei Paesi anglosassoni, ad esempio, vigeva lo stile dell’Incarnazione che fissava il capodanno al 25 di marzo; tale data era in uso anche da Pisa e Firenze. In Italia i Paesi che erano stati nell’orbita dell’impero d’Oriente (principalmente al meridione, dunque) vedevano l’inizio del nuovo anno ogni 1° di settembre; a Venezia l’anno cominciava il 1° marzo (come il più antico calendario romano) mentre in Francia il capodanno cadeva assieme alla domenica di Resurrezione, secondo uno stile particolarmente scomodo, dal momento che la Pasqua è una festa mobile e gli anni potevano così presentarsi di diversa durata. Naturalmente vigeva anche l’uso di far iniziare l’anno con la nascita di Gesù, ad esempio in Spagna. Non fu la riforma gregoriana a portare immediatamente l’uniformità in questo mosaico di differenze: l’estensione generale del calendario, tuttavia, fece diventare di uso sempre più comune l’adozione del 1° gennaio come data del capodanno.

Quali sono i capodanni “alternativi”

Naturalmente il calendario gregoriano, con le sue scadenze e le sue ricorrenze, divenne gradualmente di uso comune soltanto nei Paesi Cristiani: altri erano i parametri utilizzati in luoghi culturalmente e geograficamente distanti (si pensi alla Cina o all’Impero Ottomano) e per gli stessi Stati nell’orbita della cristianità il passaggio si presentò improvviso e spesso tardivo (fu il caso della Svezia, nel 1740).
Ma presso le altre culture esiste ancora l’uso di celebrare capodanni che cadono in altre date dell’anno: il calendario islamico, ad esempio, in virtù del fatto che segue il ciclo lunare può capitare in qualunque giorno del calendario gregoriano. Anche la tradizione cinese segue la Luna ma il capodanno in questo caso ha una data un po’ più precisa per cadere, ossia in corrispondenza del primo novilunio tra il 19 gennaio e il 21 febbraio. Nelle aree d’influenza della Chiesa ortodossa (più in particolare in Macedonia, Russia ed alcune repubbliche sovietiche) si ricorda anche il capodanno secondo il calendario giuliano che, per i secoli XX e XXI, cade tra il 13 e il 14 di gennaio.
Va comunque sottolineato come, al giorno d’oggi, la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e di internet tenda sempre più ad uniformare i calendari secondo lo standard occidentale.
Busto di Giano Bifronte custodito presso i Musei Vaticani

A chi è consacrato l’inizio dell’anno

Il pantheon romano individuava una figura perfetta a cui dedicare gennaio nel dio Giano, il quale al primo mese dell’anno dà anche il proprio nome. Giano era preposto a tutti gli inizi: a quelli immateriali, come può essere lo stesso capodanno, come a quelli materiali, ossia i confini o le soglie delle case. Divinità tra le più importanti, secondo quanto è possibile intuire anche dagli epiteti che gli erano attribuiti, veniva raffigurata con i suoi caratteristici due volti, in grado di guardare il presente e il futuro così come l’interno e l’esterno. Il calendario romano dal Re Numa Pompilio nel 713 a. C. stabilì l’esistenza di un mese dedicato e a Giano della durata di 29 giorni che seguiva il solstizio d’inverno, a sottolineare il valore di nuovo inizio di quel particolare momento astronomico e la necessità di porlo sotto l’adeguato nume tutelare. La riforma giuliana, che tra l’altro introdusse l’anno bisestile, fissò l’inizio dell’anno proprio al 1° di gennaio.

Come dobbiamo festeggiarlo

Banchetti, vino a fiumi e fuochi: tutto quello che nella storia dell’umanità ha sempre garantito il buon esito dei festeggiamenti più significativi è bene accetto per celebrare il capodanno. D’altronde, si sa, il baccano dei botti tiene lontano gli spiriti malvagi esattamente come il fuoco. Poi ci sono le usanze più celebri, talvolta molto antiche, talaltra più recenti ma ugualmente molto diffuse: dalle lenticchie per fare soldi, ai dodici chicchi d’uva per ciascun rintocco della campana di mezzanotte (e per ciascun mese che verrà), dalla biancheria di colore rosso, al bacio sotto al vischio. Un tempo era data maggiore enfasi al piccolo rituale domestico che consisteva nel buttare oggetti vecchi, un cristallino simbolo della liberazione dagli aspetti più ingombranti del passato: oggi prevalgono gli aspetti più marcatamente commerciali e la soddisfazione di lasciarsi alle spalle il tempo andato resta qualcosa di più intimo. La festa è più che altro ridotta ad un’ottima occasione per fare baldoria, magari nell’ambito di piccoli gesti ricorrenti che aiutano a renderci più familiare questo momento dell’anno.


Perché festeggiamo il Capodanno il 1° di gennaio?
fonte: fanpage.it
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