Gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, legali di Raffaele Sollecito, hanno depositato oggi la richiesta di risarcimento “per l’ingiusta detenzione” del proprio assistito, assolto dalla Cassazione nei mesi scorsi per il delitto di Meredith Kercher. La cifra richiesta alla Corte d’appello di Firenze è di 516mila euro, una richiesta altissima che sta facendo inevitabilmente discutere. Anche perché, inutile negarlo, nonostante le decisioni del giudice, nell’opinione pubblica, ma anche in molti addetti ai lavori permangono numerosi dubbi sulla vicenda. L’assoluzione di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox, in un primo tempo condannati insieme all’ivoriano Rudy Guede, ha destato parecchio scalpore e continua a non convincere tutti.
A rafforzare i dubbi sono arrivate nei giorni scorsi proprio le parole dell’unico ad aver pagato finora per questo omicidio. Guede, intervistato in carcere dalla giornalista di RaiTre Franca Leosini, ha ricostruito così la sera dell’omicidio: “La sera di Halloween, quando ho dato un bacio a Meredith, ci siamo accordati per vederci il giorno dopo. Sono andato a casa sua per questo motivo. Se sono entrato nella casa di via della Pergola è perché lei mi ha aperto e non perché mi sono arrampicato o perché mi ha aperto Amanda Knox”. Dopo un tentativo non concretizzato di approccio sessuale Guede va in bagno: “Ci siamo rivestiti e dopo un po’ di tempo avevo bisogno di andare in bagno. Sono andato in quello grande, era il più vicino al salotto e lontano dalla camera di Meredith”. A quel punto entra in scena Amanda: “Ho riconosciuto la voce di Amanda Knox, sono sicuro al 100% che era lei, e ho sentito che le due litigavano. Sono rimasto in bagno per 10-11 minuti e lo so perché perché ascoltavo la musica: due brani interi e il terzo fino a metà. Poi ho sentito un urlo più forte del volume della cuffia che avevo nell’orecchio. Era straziante. Mi sono preoccupato e sono uscito velocemente dal bagno per vedere cosa fosse successo. Tutte le luci della casa erano spente, tranne quella della camera da letto di Meredith. Davanti alla sua porta ho visto una sagoma maschile di schiena. Lui si è voltato e mi è venuto addosso cercando di farsi strada per la fuga. Ho cercato di difendermi perché muoveva le mani, mi sembrava che avesse un bisturi…Mi sono reso conto di quello che era successo. Sono andato in bagno e ho preso un asciugamano, poi ho visto che era ferita al collo e ho cercato di tamponare, ma non bastava. Ho preso un altro asciugamano”.
Guedè poi spiega il perché della sua fuga: “Non ragionavo più e sono uscito da quella casa. Ora, pensando a quella paura, mi sento di non aver fatto quello che avrebbe fatto un bambino di 6 anni, cioè chiamare aiuto. Non essere stato in grado di soccorrerla oggi per me è molto doloroso. Avrei potuto fare molto di più. Sono stato un vigliacco”. La paura ha avuto il sopravvento. Mi sono detto: chi ti crederebbe?”. In effetti a vedere com’è andato il processo alla fine nessuno gli ha creduto e l’uomo è stato condannato a 16 anni di carcere. Per ora e forse sempre rimane l’unico colpevole dell’omicidio di Meredith Kercher.

fonte: direttanews.it