Non solo «è la pizza ordinata dai veri intenditori», ma anche la preferita da chi ha studiato. Scrive: «Il titolare di licenza media inferiore non può vivere senza seppellire la pizza sotto montagne di condimenti». E ancora: «Scegliere la pizza più semplice è un’attitudine da mistico, da asceta o da filosofo. Serve almeno una laurea»
Quella semplice (olio, sale e rosmarino) è da masochisti («li immagino con tute attillate di cuoio, fruste, manette e palline rosse da tenere in bocca»). Quella con prosciutto equivale a stare sulla difensiva: «Lui cerca di far capire a lei che non sarà sempre sovrappeso, anzi, comincerà a darsi una regolata».
Quella semplice (olio, sale e rosmarino) è da masochisti («li immagino con tute attillate di cuoio, fruste, manette e palline rosse da tenere in bocca»). Quella con prosciutto equivale a stare sulla difensiva: «Lui cerca di far capire a lei che non sarà sempre sovrappeso, anzi, comincerà a darsi una regolata».
Pomodoro, aglio, niente formaggio, con acciughe o senza. Chi sceglie questa pizza ha «un palato sopraffino», e dimostra di aver conquistato «una certa pace dell’anima e un grande equilibrio di coppia. È la certificazione del raggiungimento del karma. Buddha mangerebbe la marinara».
«È la pizza di chi per un motivo o per l’altro non è ancora uscito dal magico mondo dell’infanzia». In base alla sua esperienza, Cavina scrive che ogni bambino che entra per la prima volta in una pizzeria esige i würstel. Anche perché «non si può resistere a una parola così esotica, da filibustiere».
Chi scarta i contorni lo fa per una ragione sottile: «Il gusto che provano nel lasciare la crosta è dovuto al piacere di poterla poi coprire con il tovagliolo, come fanno i poliziotti con i corpi sulla scena del crimine. Li fa sentire misteriosi e affascinanti come gli attori di Csi».
fonte: vanityfair.it