Ecco l'ospedale della vergogna paziente curato su una scrivania

L’uomo aspetta seduto su una sedia. È corpulento, ha l’aria stanca, è in attesa di esser visitato da uno dei medici del pronto soccorso. Deve essere sottoposto a un banale elettrocardiogramma. All’interno del reparto c’è tanta altra gente in attesa. Le barelle sono tutte occupate. Posti zero. I sanitari possono farci davvero poco. E fanno fronte alla emergenza improvvisando: fanno sdraiare cioè i pazienti uno alla volta su una scrivania ben coperta da un telo bianco, e prendono a visitarli tra le lamentele, come in un ospedale da campo. È il turno dell’uomo. È circondato dai suoi parenti, viene controllato minuziosamente dai camici bianchi. Poi, dopo poco, i sanitari stilano il referto medico. Tutto sotto gli occhi delle persone incredule, arrabbiate. Che imprecano contro i medici, i quali però non hanno colpe. Funziona così, in questi giorni, all’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. Giorni di tagli di reparti e spending review che pesano come macigni su tutti i pronto soccorso della città. Una situazione paradossale che gli stessi sanitari hanno denunciato alla direzione sanitaria della struttura, e che è stata immortalata con un telefono cellulare da uno dei pazienti che ha assistito alla scena. Non l’unica, in questo anno nero, per l’ospedale della zona di Capodichino. Dopo la chiusura delle sale operatorie per mancanza di garze sterili, che causò la cancellazione di più di una ventina di interventi programmati nel solo mese di gennaio, un’altra brutta pagina viene scritta in queste ore nella struttura ospedaliera che abbraccia la periferia nord di Napoli. Le foto che vi stiamo mostrando sono state scattate lunedì pomeriggio da alcuni utenti inferociti, che hanno atteso ore prima di essere visitati. Interventi banali, visite di routine, difficili però da portare a termine in queste condizioni. Come è ben visibile dalle foto. L’uomo immortalato dagli scatti è stato fatto accomodare su uno dei tavoli del reparto per un elettrocardiogramma. Non un caso isolato: dopo poco infatti è toccato ad una signora di mezza età. E poi ad altri pazienti che attendevano in fila. Scene provenienti direttamente dal guazzabuglio dei presidi ospedalieri napoletani. Caos che sarebbe all’ordine del giorno, da quando in città sono stati tagliati posti letto e pronto soccorso. Con la cancellazione dei reparti di primo intervento del San Gennaro e dell’Annunziata, le strutture ancora aperte si sono trovate in gravissime difficoltà. Un effetto domino che ha travolto anche l’ospedale della zona nord di Napoli, come spiega Paolo Fierro dell’Usd San Giovanni Bosco: «I ricoveri programmati ormai sono stati bloccati per far fronte alle emergenze, congestionando ulteriormente gli unici presidi che hanno ancora a disposizione i pronto soccorso. La mancanza di filtri sul territorio, inoltre, determina un intasamento dovuto anche al ricovero di pazienti provenienti dall’hinterland di Napoli, i quali scelgono ospedali come il Loreto Mare e il San Giovanni Bosco per la facilità con cui si possono raggiungere». Una problematica che sarebbe risolvibile in tempi rapidi, se solo partissero gli interventi per l’adeguamento del reparto di pronto soccorso. Il piano c’è, fanno sapere dalla direzione sanitaria del San Giovanni Bosco. Ed è stato dettato dalla procura, che ha chiesto in primis la riapertura di alcune sale operatorie. «Sono giorni critici, ma la situazione è uguale a tutti i nosocomi cittadini», spiega il direttore sanitario del San Giovanni Bosco, Luigi De Paola. «Da noi l’emergenza è accentuata dalla mancanza di un adeguato servizio di filtraggio Triage e dai flussi indiscriminati di pazienti. Non esistono criteri adeguati per stabilire i codici d’intervento e quindi dare priorità ai casi urgenti. I lavori strutturali per il miglioramento dei servizi, però, sono già stati deliberati, e stando alle disposizioni del piano, dopo l’intervento per il blocco operatorio nuovo, toccherà al reparto di pronto soccorso».
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