LAZIO, VINCE ZINGARETTI: 'ORA DOBBIAMO RISOLLEVARE LA REGIONE'
Nicola Zingaretti è il nuovo presidente della Regione Lazio. Dopo una giornata di attesa, verso 20 il candidato governatore del centrosinistra è arrivato alzando le mani in segno di vittoria nel suo comitato elettorale, spostato per l’occasione all’interno del Tempio di Adriano.
Alle 22, con oltre metà spoglio completato, Zingaretti si attesta al 41% dei voti, staccando di quasi 12 punti Francesco Storace. Non sfonda invece il M5S, che viaggia attorno al 20%, col candidato grillino che però ottiene più voti della sua lista. Appese a un filo, con un risultato che oscilla attorno al 4%, le speranze dei centristi di Giulia Bongiorno di mandare almeno un consigliere in aula.
Zingaretti ha costruito la sua vittoria a Roma, dove il distacco con Storace cresce fino a toccare 20 punti, e ha prevalso anche a Rieti e Viterbo. Ma soprattutto ha trainato la sua coalizione, conquistando oltre 100mila voti più dei partiti che lo sostenevano. Il leader de La Destra invece prevale nella roccaforte di Latina.
Per tutto il giorno lo spoglio è proceduto con estrema lentezza a causa della conta dei voti assieme alle preferenze per i candidati. A rallentare i conteggi anche le proteste dei rappresentanti di lista grillini, che hanno contestato l’annullamento di alcune schede con la preferenze per Grillo, non presente tra i candidati nel Lazio.
Storace, che rimarrà in Consiglio per guidare l’opposizione, ha telefonato a Zingaretti per fargli i complimenti: «Spero si riescano a trovare punti di convergenza per la rappresentanza dei diritti dei cittadini». Ancora incerti i risultati dei partiti e le preferenze: Pd attorno al 30%, Civica Zingaretti al 4,5% e Sel al 3,9%. Crolla il Pdl, soprattutto nella Capitale, che si attesta al 20%, seguito da Fratelli d’Italia, La Destra e Civica Storace a meno del 3%. Male anche rivoluzione Civile, al 2%.
IL NEOGOVERNATORE: "PREMIATA LA NOSTRA SERIETÀ" (di Franco Pasqualetti) - La camicia bianca è la stessa che aveva indossato lo scorso 28 giugno, quando dal palco di piazza San Cosimato annunciava la sua discesa in campo per il Campidoglio. Un ricordo di una sfida poi lasciata per far spazio ad una partita forse più difficile e complicata dello scranno più alto del Comune: la corsa alla Regione l’ha voluta lui. In prima persona. Senza condizionamenti esterni e senza vincoli. E nel discorso arringato ieri dalla tribunetta all’ombra del Tempio di Adriano c’era tutto lo Zingaretti che pochi conoscono. «Sarò il presidente di tutti, uomini e donne di questa meravigliosa regione».
Quel discorso, scritto sul sedile posteriore della Peugeot del comitato Immagina, mezz’ora prima delle 19, lo aveva sognato mille volte in questi giorni di campagna elettorale. Appuntato e cancellato sulla sua Moleskine almeno venti volte e, infine, venuto fuori di getto tra le buche e i sampietrini del centro storico di una Roma ancora stordita dal voto nazionale. Prima di salire sul palco e dire «Grazie» a chi lo ha sostenuto in questa battaglia ha scambiato due parole con Emanuele Lanfranchi, il suo capo ufficio stampa, e chiesto le ultime notizie ad Andrea Cappelli, il portavoce. Poi di getto ha salito quei quattro gradini e, con gli occhi gonfi e felici ha raccontato quello che è stato e quello che sarà.
«Gli elettori hanno premiato la nostra serietà - dice - portata avanti in queste settimane di spostamenti, comizi, incontri. Ora abbiamo sulle spalle una responsabilità: risollevare e cambiare questa regione. restituendole dignità e autorevolezza». E ancora: «Qui è passato un messaggio molto importante - continua il neo Governatore - di fronte alla rabbia, alla scelta dell'astensionismo ha vinto la buona politica, che governerà per cinque anni il Lazio. Il voto disgiunto che abbiamo ottenuto ne è la conferma».
Poi i primi punti da seguire: «Taglieremo i costi della politica: sarà il primo provvedimento che vareremo e reinvestiremo i proventi per lo sviluppo». Ma di lavoro ce ne sarà tanto: «Vogliamo migliorare i trasporti e puntare su un nuovo modo di fare sanità, premiando chi vale». Quando gli si chiede se ha mai avuto paura di non farcela Zingaretti non batte ciglio: «No. Ho sempre pensato di vincere e volevo anche convincere. Ora che sono riuscito in tutto questo dedico la vittoria a mia moglie e alle due mie figlie».
Ora abbiamo tre sfide: la prima è la partecipazione, perché «il voto conferma che c'è una grande voglia di partecipare che deve essere ascoltata». Quindi, «costruiremo una Regione aperta alle consultazione, perchè la partecipazione non può concludersi col periodo elettorale». La seconda «sfida» è quella della «trasparenza, di cui vogliamo che il Lazio diventi simbolo, affinchè si ricostruisca rapporto sereno tra cittadini e amministratori». Infine, «la sfida dello sviluppo, del lavoro, dell'innovazione, della buona spesa pubblica». «In questi mesi di campagna elettorale abbiamo ascoltato il grido di dolore dovuto alla perdita di certezze e prospettive il nostro obiettivo è quello di costruire un nuovo modello di sviluppo per creare lavoro».
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