Le analisi istologiche sul sangue, sul cervello e sugli altri organismi interni delle cernie stabiliranno la patologia che ha colpito questo tipo di pesce, mentre le analisi sulla colonna d'acqua determineranno la presenza di eventuali inquinanti. E allarme tra i pescatori che si imbattono in diverse decine di esemplari di cernie agonizzanti o morte.
Al momento non si esclude nessuna causa e per precauzione è consigliabile non consumare cernie trovate morte. Secondo una prima ipotesi le cernie potrebbero essere colpite da un virus. Sugli avvistamenti e sul fenomeno sta svolgendo accurate analisi di laboratorio del Cnr di Castellammare del Golfo. "Gli organi delle cernie morte non presentavano alcun tipo di lesione – spiega Giuseppe Di Stefano del Cnr di Castellammare del Golfo - sarà l'Istituto zooprofilattico di Palermo a eseguire delle indagini più approfondite". Il comandante della capitaneria di porto di Castellammare, Davide Tumbarello, ha dichiarato al giornale di Sicilia: "i pescatori, che hanno segnalato numerosi esemplari questa specie rinvenuti morti a galla o a riva, sono preoccupati da questa epidemia. Adesso bisognerà capirne la causa attraverso indagini più approfondite".
L'imputato numero uno è un nodavirus, un organismo ancora vivo e presente in varie parti del Mediterraneo e che ha colpito anni fa anche la riserva marina di Ustica, contagiando spigole e ombrine. Nell'animale genera un’encefalo-retinopatia che comporta il fatto che comincia a nuotare vorticosamente, con difficoltà, per poi riaffiorare esanime sulla superficie dell'acqua. Gli studiosi assicurano che per l'uomo che viene a contatto con gli esemplari colpiti dal virus non c'è alcun rischio.