ALLARME PROCESSIONARIA, BRUCO KILLER. CANI IN PERICOLO DI MORTE



A prima vista sembra un innocuo bruco. Per certi versi anche un po’ buffo nel suo marciare lento. Si chiama processionaria ed è un lepidottero. Una farfalla notturna, non troppo appariscente né colorata né leziosa, ma le farfalle si sa, non fanno male a nessuno. Almeno da adulte. Già, perché come per tutti i lepidotteri, infatti, il ciclo vitale delle processionarie si divide in quattro fasi: uovo, larva (o bruco), crisalide e infine farfalla.
Ed è proprio lo stadio di larva (bruco), quello pericoloso al punto da essere letale per i nostri amici a quattro zampe.
Sono carini e perfino simpatici, questi bruchetti che camminano in processione (da cui il nome) e proprio per questo attirano l’attenzione e stimolano la curiosità dei cani. In Italia si trovano soprattutto le processionarie del pino (le cui larve si spostano in fila indiana, una dietro l’altra) e della quercia, i cui bruchi invece si spostano sempre con un comportamento gregario, ma disposti a ventaglio: un capofila seguito da due bruchi, a loro volta seguiti da tre, quattro e così via, fino ad allargarsi a 10-15 individui. La processionaria è un parassita delle piante su cui vive, che spesso distrugge completamente. Ma per uomini e animali il problema non sono certo le sue mandibole, bensì i peli urticanti che ne ricoprono il corpo. Peli che possono essere anche liberati nell’aria e portati in giro dal vento, quindi può capitare di esserne colpiti senza venire in diretto contatto con i bruchi. La stagione più a rischio inizia proprio a marzo. I cani, annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto. I cuccioli spesso tentano direttamente di giocare coi bruchi o di “assaggiarli”.
I sintomi che un cane presenta dopo questo spiacevole incontro sono spesso gravi. Il primo è l’improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico della bocca ed in forma meno grave dell’esofago e dello stomaco. E’ facile intuire la gravità di quanto è successo, perché il fenomeno peggiora con il passare dei minuti e la lingua, a seguito dell’infiammazione acuta, subisce un ingrossamento patologico, a volte di dimensioni tali da soffocare l’animale. I peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua.
Altri sintomi rilevanti sono: la perdita di vivacità del soggetto, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e soprattutto quest’ultima può essere anche emorragica. Importantissima l’azione di pronto soccorso: allontanate subito la sostanza irritante dal cavo orale con un lavaggio della bocca più abbondante possibile, con una soluzione di acqua e bicarbonato. Se il cane, sofferente, non si lascia toccare in bocca, bisogna usare una siringa sprovvista dell’ago, con cui spruzzare la soluzione in bocca, anche più e più volte. Subito dopo bisognerà correre dal veterinario che applicherà le cure più appropriate a seconda della gravità del caso.
Dunque, occhio durante le passeggiate: alla larga da pini e querce. O almeno attenti ai piccoli bruchi killer che transitano da quelle parti.

PROCE
fonte: corrieredelmattino.altervista.org
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