Mio nonno diceva: ''Bei tiemp e na vot..'' e in poche parole riusciva a racchiudere diversi stati d’animo contrastanti: il piacere dei ricordi e il rammarico per non poterli rivivere. Ecco, io fortunatamente non sono ancora arrivato a questo livello, però devo dire che sfogliando l’album dei ricordi le differenze tra le diverse fasi della vita si fanno sempre più evidenti. Avete presente quel gioco della settimana enigmistica “Trova le differenze”? Io lo facevo sempre a casa dell’altro mio nonno. Mi divertivo a confrontare i due disegni apparentemente uguali ma che in realtà nascondevano una decina di differenze. Ecco io mi sento così: all’apparenza lo stesso disegno di 10 anni fa, ma guardandomi bene le differenze forse sono anche più di 10.
A 20 anni- Quando mi preparavo per una serata a 20 anni c’era un oggetto per me quasi inutile: l’orologio. Qualsiasi proposta era accolta con entusiasmo, qualsiasi orario consentito. Ogni occasione era buona per “fare serata” e si riusciva a inanellare un poker di serate consecutive senza accusare la benché minima fiacca al risveglio. Il motto era “più siamo meglio è” e il posto veniva scelto in base al casino “fantastico, c’è un botto di gente”. A 20 anni, o giù di lì, possedevo l’indistruttibile Nokia 6630 che ricordo soprattutto per la funzione “sveglia”. Per qualche motivo strano (forse noto solo ai perversi programmatori) ogni qualvolta si programmava la sveglia per il giorno seguente il display recitava “tempo rimanente”. Nei miei sei mesi londinesi ricordo vari display impietosi che oggi mi farebbero impallidire. Il record penso sia stato: “Tempo rimanente 0 ore e 58 minuti”. Ma a 20 anni niente e nessuno poteva fermarmi. Si superavano i limiti umani e della fisica in scioltezza. Per placare la mia energia doveva entrare in gioco solo il “campanello” biologico: quando sono volato sulle scale del double-decker per la troppa stanchezza ho capito di aver superato il limite. Ma bastavano 4 ore di sonno per tornare fresco come una rosa. Il corpo veniva in nostro aiuto e reagiva con prontezza a tutti i nostri eccessi: agli innumerevoli cocktail e ai panini notturni di Brunella o agli indigeribili kebab.
A ridosso dei 30 anni- Le prime differenze sostanziali sono quelle linguistiche e si manifestano già nell’organizzazione della serata. Capisci di non avere più 20 anni quando pronunci, o senti pronunciare da amici, frasi del tipo: “sono uscito già ieri sera”, “domani mattina devo svegliarmi presto che ho uno sbatti”, “che dici stasera birretta easy?”. Il motto è diventato “forse siamo in troppi per un tavolo” e se si passa in Colonne ci si innervosisce “C’è troppa gente, non ci sto dentro”. I segnali diventano ancora più evidenti sui social network: a 20 anni non avevi bisogno di geolocalizzarti ovunque, ora invece fai il “check in” su Facebook anche al Mc Donald. Adesso hai bisogno di urlare al mondo che anche tu esci, fai cose, vedi gente e che ancora “gliel’ammolli”. Inizi a pubblicare foto di cocktail con la scritta “seratona” e a taggare tutti i presenti e anche gli sconosciuti del tavolo accanto. Spesso lo sforzo è inutile perché ti ritrovi ad avere decine di foto tutte uguali scattate misteriosamente “nei pressi di Quarto Oggiaro”. L’orologio adesso è diventato un oggetto fondamentale a inizio serata (“non vediamoci troppo tardi”), ma soprattutto a fine serata. Tutti iniziano a guardarlo con circospezione a partire dall’una, ma solo i più coraggiosi riescono a pronunciare la frase che rianima la serata: “si è fatta l’una e mezza, andiamo?”. I volti delle persone si illuminano, c’è sempre qualcuno che prova a proporre una mangiata notturna ma con scarso successo: a 30 anni o sei a dieta o hai passato la serata da borghese al ristorante. No way. Se invece vai in discoteca e hai fatto chiusura non ti basteranno 8 ore di sonno per recuperare. Di notte farai incubi strani: sognerai il vocalist dell’Old Fashion che urla “auguri a Pamela per i suoi 18 anni”. La sveglia del mattino diventerà una condanna a morte e per il principio di Archimede “il tuo corpo immerso in un letto riceverà una spinta contraria al risveglio pari al peso del volume di alcool assunto.” Farai fatica a rialzarti dal letto e, cosa ben peggiore, il Gattopardo non ti sembrerà più un luogo così lontano.
fonte: ilmentecattononmente.wordpress.com