LA FORNERO IN CRISI: 'PENSO CHE LASCERO' L'ITALIA'
E’ una uscita di scena mesta e sconsolata quella dal governo del ministro, Elsa Fornero. A pochi giorni dalle elezioni e dalla dimissione dall'incarico al Dicastero del Welfare e del Lavoro, la “mamma” della tanto criticata riforma del lavoro (anche l’Ocse oggi ha dato il suo parere, negativo), ha rilasciato un’intervista per Linkiesta nella quale non nasconde l'amarezza per questi 15 mesi vissuti come braccio destra del premier Monti, tanto da annunciare la possibilità di trasferirsi all’estero. “Ho cercato di affrontare i temi del mercato del lavoro con un atteggiamento non ideologico ma partendo dall’analisi dei problemi, da dati quantitativi ed empirici, cercando di dare risposte”, ha detto la Fornero descrivendo quanto fatto in Via Veneto, allo stesso tempo però si dice “avvilita e abbattuta” per come sono andate le cose. Nell'intervista non sono mancati i riferimenti agli ultimi numeri sull'occupazione (“da luglio – quando è entrata in vigore la riforma – a oggi si sono persi 300mila posti di lavoro” fa notare nel suo pezzo Antonio Vanuzzo). Il Ministro si giustifica così: “Avevamo un problema di comportamento strutturale del mercato del lavoro che mi è stato chiesto di modificare, e poi una questione di recessione. Per affrontare la recessione con decisione ci voleva una forte riduzione del costo del lavoro, ma non abbiamo potuto realizzarla perché non avevamo la condizione finanziaria che ci avrebbe consentito di farlo”. Un riferimento anche al dibattito legato al diritto al lavoro. Tra le tante critiche ricevute dalla Fornero, in molti si ricorderanno quelle in merito alle sue dichiarazioni al Wall Street Journal nelle quali affermava che “il lavoro non è un diritto”. A tal proposito, nell'intervista a Linkiesta afferma quanto segue: Il diritto al lavoro va declinato nella realtà, non va solo enunciato. Qui parliamo anche del diritto a essere assistiti da professionisti quando i giovani lasciano il mondo della scuola per entrare in quello del lavoro, o quando il posto di lavoro si perde o quando un contratto a termine non viene rinnovato. Invece di continuare a usare risorse pubbliche per far finta che ci sia ancora quel posto di lavoro e lasciare il lavoratore senza assistenza, è molto meglio riconoscere che quel lavoro non c’è più, e occuparsi di aumentare le probabilità che il lavoratore trovi una nuova occupazione”. Troppe le critiche ricevuti in questi mesi. Ecco perché tra i suoi progetti c'è anche quello di andarsene dall’Italia. In particolare starebbe prendendo seriamente in considerazione una proposta fattagli da Marc Plank di recarsi a fare ricerca in un istituto di Monaco di Baviera.
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