LACRIMOGENI, I CARABINIERI: 'LANCIATI DA FUORI IL MINISTERO' - VIDEO

Uno dei lacrimogeni che è stato esploso all'esterno del ministero della Giustizia, ha «impattato sulla cornice» di una finestra ed è ricaduto «fratturandosi in tre parti». Sono i risultati, secondo quanto si è appreso, della prima perizia condotta dai carabinieri del Racis e inviata allo stesso ministro della Giustizia e alla procura di Roma. «La gittata degli artifizi è dell'ordine di 100-150 metri, coincidente con il posizionamento delle Forze di polizia all'altezza di Ponte Garibaldi, come osservabile dal video acquisito».

LA RELAZIONE DEL RACIS Artifici di questo tipo, rileva il Racis Carabinieri, «si compongono di quattro dischi contenenti materiale lacrimogeno che si sprigiona durante la traiettoria o all'impatto contro le superfici producendo effetto fumogeno». È «di tutta evidenza», viene sottolineato nel rapporto inviato dal Racis al ministero della Giustizia e alla procura di Roma, che «la traiettoria ondeggiante può essere prodotta solo in fase di ricaduta e non in fase ascendente». Nel sopralluogo effettuato sul posto i carabinieri hanno rinvenuto una «porzione di capsula di artifizio lacrimogeno mod. Folarm da 40 mm scomponibile, già asseritamente recuperata nel cortile interno del ministero, unitamente ad un disco facente parte della capsula» e due «porzioni di analoghi artifizi con un disco». L'indagine interna disposta dal ministro Paola Severino continua. Da ieri sono state ascoltate le testimonianze dei dipendenti del ministero in servizio mercoledì scorso, sarà poi acquisito ogni altro elemento utile a fare luce definitivamente sulla vicenda.

I LACRIMOGENI DEVIATI Se ci sono «eventuali responsabilità dei singoli verranno verificate»: ma le forze dell'ordine «hanno reagito perchè aggredite militarmente». E i lacrimogeni al ministero della Giustizia 'piovuti dal cielo', come hanno sostenuto decine di testimoni? «Le capsule di gas sparate dal basso potrebbero aver urtato gli edifici, deviando la traiettoria».
A due giorni dagli scontri sul Lungotevere, il questore di Roma Fulvio La Rocca difende la gestione dell'ordine pubblico. «In piazza c'erano molti ragazzini e abbiamo cercato di garantire la sicurezza - spiega Della Rocca - Se ad un certo punto veniamo aggrediti militarmente è chiaro che dobbiamo reagire, perchè siamo qui anche per questo: per tutelare la legge, questo è il nostro compito». Per il Questore, «se ci sono stati eccessi agiremo e verificheremo di conseguenza. Accerteremo eventuali responsabilità dei singoli. Ma la gestione dell'ordine pubblico non ha avuto problemi». Il problema maggiore resta però quei lacrimogeni che sembrerebbero esser sparati dal ministero della Giustizia sulle teste dei ragazzi. Il Racis esaminerà il video, ed anche il ministero dell'Interno, tramite il Dipartimento di pubblica sicurezza, sta lavorando per capire da dove è stato sparato il gas.
La versione di Della Rocca è che «i lacrimogeni potrebbero essere stati lanciati da agenti di polizia: sono stati sparati a 'parabolà e non diretti sui manifestanti. La traiettoria è stata deviata perchè hanno urtato sull'edificio» e si sarebbero infranti cadendo. Dagli studenti arrivano invece versioni diverse. «In via Arenula un lacrimogeno è cascato verticalmente davanti a me, così come altri due più distanti: piovevano dal cielo. Mi sono voltata e, sia davanti a me che indietro, dalla strada non c'erano agenti che sparavano il gas», ha spiegato una studentessa di Psicologia di 25 anni, che il 14 era alla manifestazione. E a difendere il ruolo delle forze dell'ordine è anche uno storico agente del Reparto Mobile, Gianluca Salvatori. È chiamato 'Dragò dai suoi colleghi e ha ispirato il personaggio interpretato dall'attore Favino nel film 'Acab'. «Un conto è fronteggiare una manifestazione con padri di famiglia disperati come i lavoratori di Alcoa e Ilva, un altro è trovarsi di fronte a chi, come gli studenti due giorni fa, rappresenta le proprie idee in maniera sbagliata. È chiaro che c'è un atteggiamento differente anche da parte nostra. Stare in piazza adesso è veramente pesante. Ho presidiato l'Hotel Rafael ai tempi di Craxi e di tangentopoli e ne ho viste tante, ma gli studenti dovrebbero sapere che noi siamo le stesse persone che si buttano in acqua a salvare gli extracomunitari a Lampedusa».

LA SEVERINO APRE UN'INDAGINE Il ministro della Giustizia, Paola Severino, visionato il video pubblicato sul sito di Repubblica.it che ritrae il lancio di lacrimogeni dal palazzo del ministero durante lo «sciopero europeo», ha immediatamente disposto un'indagine interna ed esprime «inquietudine e preoccupazione».
A partire da un video amatoriale girato con un telefonino, di cui è venuta in possesso, Repubblica descrive oggi in un articolo il contenuto delle immagini. Nel video - secondo quanto riporta il giornale - si vedono i manifestati «senza maschere, caschi né scudi» in fuga in via Arenula. Poi «dal palazzo di fronte, che è la sede del ministero della Giustizia, in rapida successione vengono sparati due lacrimogeni. Sulla folla. Subito dopo un terzo».
Nell'articolo ci si chiede come sia possibile che dal palazzo del ministero possano essere partiti dei lacrimogeni e si fa anche notare che «all'interno del ministero lavorano alcune guardie penitenziarie» domandandosi se possano essere state loro a «sparare sulla folla in fuga».
«Dai primi accertamenti, è stato verificato che lacrimogeni a strappo, come quelli che sembrerebbero essere stati lanciati dal Ministero» durante lo sciopero europeo, «non sono in dotazione al reparto di polizia penitenziaria di via Arenula», fa sapere il ministro della Giustizia Paola Severino, assicurando che «le verifiche proseguiranno con il massimo impegno, con il dovuto rigore e con la massima tempestività».

GUARDA IL VIDEO: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=HoJ_Rt6flAE
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